venerdì 12 novembre 2021

La semplice e genuina devozione di Alberto Sordi per la Madonna

Alberto Sordi è stato senza ombra di dubbio uno degli attori più popolari ed amati del nostro cinema italiano. Maestro ed ispirazione per tanti attori, era istrionico ed effervescente sul palco, ma nella vita privata, assicura chi l'ha conosciuto da vicino, era molto diverso, assai più tranquillo e rigoroso. Ed era anche molto devoto alla SS. Vergine, aspetto questo che forse non in molti conoscono.

Alberto Sordi, nato a Trastevere il 15 giugno del 1920, ha abitato vicino alla basilica di Santa Maria in Trastevere negli anni della sua giovinezza, chiesa che è stata, in un certo senso, il primo palcoscenico” del piccolo Alberto, ovvero il primo luogo in cui il futuro attore si è approcciato al pubblico per la prima volta nella sua vita quando lui, da bambino, faceva il chierichetto. E lo faceva talvolta in maniera un po' troppo “plateale”, agitando l'incensiere e cantando a voce alta, tanto da meritarsi, in qualche occasione, una “tiratina d'orecchie” da parte del parroco del tempo.
In questo ambiente molto semplice e pieno di calore, Albero ha maturato una devozione Mariana che non l'ha mai più abbandonato, anche perché l'attore si è sempre considerato un “miracolato” proprio per mano dalla Vergine SS. . Negli anni della sua infanzia, infatti, Alberto è rimasto vittima di un grave incidente stradale: mentre stava giocando con le sorelle attraversò improvvisamente la strada non accorgendosi che nel frattempo stava sopraggiungendo un'auto (allora ancora abbastanza rare) a velocità sostenuta. L'auto per poco non lo investì in pieno, ma il piccolo Alberto evitò l'impatto per un nonnulla. Immediatamente sul luogo accorse la mamma Maria che prese suo figlio in braccio e subito si diresse verso la vicina basilica per portare il suo “piccolo” dinanzi alla statua della Vergine Immacolata, ringraziandola devotamente per lo scampato pericolo.
Questo è uno di quegli episodi che ti “segna” la vita per sempre, e da allora Alberto è sempre stato un uomo molto religioso e molto devoto alla Santa Madre di Dio!

Carlo Verdone, anche lui grande attore italiano, romano verace come Alberto di cui era molto amico e con cui ha anche lavorato insieme in due film, racconta di lui: «In pubblico Alberto Sordi sprizzava allegria, gioia, si divertiva, azzardava. Ma non appena tornava a casa, cambiava, diventava un uomo normale, molto rigoroso. Sbaglia chi crede che gli attori comici siano comici anche nel privato. Gli ambienti della casa di Sordi erano molto austeri. Se ti guardavi intorno non vedevi, a parte una foto di Soraya sulla scrivania, foto di attori e gente del cinema. La persona più fotografata era un Papa, Giovanni Paolo II. Wojtyla è presente in ogni angolo della casa. Sordi teneva una sua foto anche nella barberia, dove ogni mattina si faceva tagliare la barba. Alberto aveva una ammirazione e una devozione straordinaria per questo Papa ed era davvero un uomo molto religioso. Un’altra figura sempre presente a casa Sordi è quella della Vergine, con statuine, ceramiche e dipinti di varie epoche» (cit. “Maria con te”).

Una statua dell'Immacolata è presente anche nel giardino della sua villa di via Druso, voluta fortemente da Alberto e verso la quale lui si rivolgeva ogni giorno lanciandole un fiore e pregando devotamente. Questo semplice ma bellissimo gesto quotidiano non è stato dimenticato neppure quando, il 24 febbraio 2003, la vita di Alberto arriva al suo termine. Il giorno successivo, prima di essere portato alla camera ardente allestita in Campidoglio, il feretro di Sordi é stato fatto sostare per qualche minuto dinanzi alla statua della Madonna tanto amata. Un gesto questo che Alberto avrebbe certamente voluto e che si è attuato per preciso volere della sorella. Un modo molto toccante per “chiudere” in bellezza la vita dell'attore romano, con la “carezza” della Vergine SS. che è sempre stata presente in ogni giorno della sua vita.


Marco

giovedì 4 novembre 2021

Da promessa della pallacanestro italiana a suora di clausura. Ed ora Oriana è divenuta suor Chiara Luce

Ha lasciato i palazzetti dello sport, per seguire la Chiamata del Signore

Lei si chiama Oriana Milazzo, viene da Agrigento, ed è stata una grande promessa della pallacanestro italiana. Per anni ha giocato nel campionato di A1 ed ha vestito anche la maglia della Nazionale.

Tutto ha inizio a soli 14 anni quando Oriana si trasferisce ad Alcamo per inseguire il suo sogno di diventare una giocatrice affermata di pallacanestro. Non molto tempo dopo  si trasferisce a Priolo dove i suoi sogni si realizzano: giocare nel campionato di A1 e arrivare a vestire persino la maglia della Nazionale.

Eppure, nonostante questo successo nel mondo dello sport, Oriana sente di non essere totalmente soddisfatta della propria vita, sente che le manca "qualcosa" dentro di sé, un qualcosa che non la rende realmente felice. Oriana va in crisi, e matura sempre più dentro il suo cuore il desiderio di essere "utile" agli altri. In questo periodo matura così la decisione di proseguire gli studi alla facoltà di medicina con il desiderio di diventare un medico missionario, mentre aumenta sempre più il suo impegno in parrocchia. Ma anche quando giunge a Roma per continuare gli studi, Oriana sente dentro di sé un senso di insoddisfazione che non sa spiegare. Partecipa alla GMG di Madrid e qui Oriana sente chiaramente che il Signore la sta chiamando. Si sente fortemente attratta dal monastero di Alcamo, già frequentato da giovane per la Messa domenicale, e capisce che è qui che il Signore la vuole.

Per Oriana inizia una nuova vita: lasciati i palazzetti dello sport, inizia il suo cammino nella famiglia delle sorelle povere di Santa Chiara ad Alcamo, in provincia di Trapani. Due anni di postulantato, un anno di noviziato nel monastero di Città della Pieve e altri due ad Alcamo, fino al giorno tanto agognato, il 13 maggio 2019, con la professione temporanea. Ora Oriana diviene suor Chiara Luce.

Con voce ferma e un sorriso di vera, autentica felicità, suor Chiara Luce legge la formula di rito con la quale consacra la sua vita a Dio: «Chiedo per amore di Dio di essere ammessa alla professione dei voti temporanei in questa fraternità di sorelle povere di Santa Chiara per seguire la via della povertà e dell’umiltà del Signore Gesù Cristo ed essere con questa comunità un cuore solo e un’anima sola» (cit. Avvenire).

Ora suor Chiara Luce si sente veramente realizzata, non rinnega il suo passato di promessa dello sport, che l'ha aiutata a crescere umanamente, ma la strada della sua vita è questa, quella per cui Gesù l'ha chiamata.
In questo bellissimo giorno per lei, non mancano naturalmente i ringraziamenti alle persone care che le hanno voluto Bene, in primis la sua famiglia, che l'ha sempre accompagnata, sostenuta e fatta sentire amata, nella scelta di vita di consacrarsi a Dio.


Marco

Gennaio 2020