domenica 22 agosto 2021

Lorenzina Guidetti, da un secolo Figlia di S. Paolo



E' bello per me, sulle pagine di questo blog, parlare di anime Consacrate, di persone che donano tutta la propria vita a Dio e al prossimo, nell'Amore, nel lavoro, nella preghiera, nella donazione di sè, nella dedizione e nel nascondimento. Sono anime di cui, nella maggior parte dei casi, non si sa nulla o quasi, vivendo quasi sempre nel nascondimento della propria Vocazione, ma che fanno tanto, tanto del Bene, un Bene spesso nascosto ai più, ma preziosissimo, un Bene del cui vero valore ci potremo veramente rendere conto solamente in Cielo. E certamente queste anime, portatrici di Amore e "parafulmini" per il mondo intero, risplenderanno luminosissime in Cielo come astri brillanti.

Una di queste anime consacrate è Lorenzina Guidetti, all'anagrafe Olga Guidetta, 96 anni, dal 1931 facente parte delle Figlie di S. Paolo, ordine monastico fondato dal Beato Giacomo Alberione.
Consiglio vivamente di guardare questo video, molto bello, intenso, nel quale Lorenzina si racconta, parla di sè, della sua Vocazione, nata prestissimo, e del suo incessante lavoro svolto tra le Figlie di S. Paolo fino ai giorni nostri. Un lavoro che passa anche attraverso la fondazione del settimanale femminile "Così", voluto sempre dal fondatore Giacomo Alberione e dalla co-fondatrice dell'Ordine, Tecla Merlo, una rivista moderna e innovativa che dal 1955 al 1966 si rivolgeva al grande pubblico femminile con argomenti molto attuali come la moda, la formazione, l'attualità e la cultura Cristiana.
La vita di Lorenzina prosegue poi in Missione per il mondo, prima in Asia, attraverso l'India, le Filippine, il Giappone, la Corea, la Malesia, e poi negli Stati Uniti a Boston, quindi come Superiora in Inghilterra e in Australia, prima di far ritorno nuovamente in Italia.

Oggi Lorenzina, vicina ai 100 anni, è ancora una suora presente e vivace, che si occupa sopratutto delle sue consorelle anziane e malate, e passa molto del suo tempo nella preghiera, nella lettura e meditazione delle Sacre Scritture e un pò di corrispondenza.  E come lei stessa dice orgogliosamente alla fine di questo video:
Sono ancora una Figlia di S. Paolo!.
Felice di esserla stata, per 85 anni, e di esserla tutt'ora. 
 
Grazie suor Lorenzina.
 
Marco

mercoledì 4 agosto 2021

Le suore che salvano gemelli e disabili dalla morte


Nell’ex colonia portoghese con capitale Bissau c’è la diffusa consuetudine, dettata dalla superstizione, di abbandonare il primo nato di due gemelli e anche i bimbi disabili, spesso lasciati morire nella foresta. È in tale contesto che agiscono le Suore Benedettine della Divina Provvidenza e le Missionarie dell’Immacolata, la cui opera è fondamentale per custodire queste vite indifese.

Se venire al mondo in Guinea-Bissau non è facile, lo è anche di meno per i nati da parto gemellare. Nell’ex colonia portoghese, infatti, continua a essere presente la consuetudine di abbandonare il primo nato di due gemelli, spesso lasciandolo morire nelle aree paludose della foresta o sulle rive del fiume.

Non a caso, da una ricerca realizzata dall’Odense University Hospital sull’andamento demografico nella capitale del Paese africano nel periodo tra il 2009 e il 2011, è emerso come i gemelli avessero una mortalità perinatale molto elevata, tre volte superiore a quella dei singoli. Una situazione legata alla sopravvivenza di credenze ancestrali che identificano questa categoria come portatrice di pericoli e sventure. Alla luce di queste rappresentazioni culturali dure a scomparire, queste esistenze vengono lette come un’incognita nel rapporto tra l’umano e il divino, da "risolvere" con l’alienazione o l’eliminazione fisica.

L’usanza continua a essere praticata nelle società Balanta e Mansoanca, dove questi bambini vengono spesso considerati posseduti da spiriti maligni, gli “iran”. La stessa sorte è riservata ai nati con disabilità, anch’essi ritenuti posseduti e per questo abbandonati nella foresta, dove vanno incontro a morti orribili; o sbranati dagli animali o uccisi nel corso di cerimonie rituali. In questi casi, le madri, per l’ostracismo della comunità in cui vivono, sono condotte a consegnare i propri figli nelle mani degli stregoni del villaggio.

Ci sono storie, però, di donne più forti delle superstizioni che, con coraggio, sono riuscite a salvare i loro pargoli da questa fine atroce: è il caso di Nita che riuscì, attraversando un fiume in canoa da sola, a portare in salvo la sua bambina nata senza una gamba e con una mano malformata, affidandola alle cure di una suora in missione. Oggi la piccola, arrivata in Sicilia con l’aiuto dell’associazione “Amici della Missione” di Acireale, ha 11 anni e grazie alle cure del Centro ortopedico Ro.Ga. di Enna ha imparato a camminare e persino a ballare.

Vicende come quest’ultima aiutano a comprendere l’importanza dell’azione missionaria della Chiesa, impegnata a difendere, per citare le parole che San Giovanni Paolo II ebbe a pronunciare nel 1990 proprio a Bissau, “l’inviolabile dignità della persona umana, in modo che tutti siano portati a riscoprirla alla luce del Vangelo”. È quello che fanno le Suore Benedettine della Divina Provvidenza che, nella città di Catió, si occupano di accudire nel Centro nutrizionale della missione i piccoli abbandonati, perché gemelli o disabili, o aiutano nell’allattamento e nell’istruzione quelle madri che hanno scelto, invece, di tenerli e crescerli nonostante i pregiudizi. Quest’attività viene affiancata da corsi di formazione rivolti alle donne dei villaggi vicini, con lezioni anche sulla disabilità e sulla gemellarità per sfatare le credenze popolari che sono all’origine della pratica degli infanticidi.

Un’altra realtà importante che agisce a difesa della vita in un Paese dove ignoranza diffusa, estrema povertà e instabilità politica rendono non poco complicata quest’opera, è rappresentata da Casa Bambaran a Bissau. Si tratta di una struttura gestita dalle Missionarie dell’Immacolata dove trovano accoglienza quei bambini strappati a una morte sicura perché disabili o gemelli nati per primi. Il centro, situato nella periferia della capitale, prende il nome dal tessuto che le donne africane utilizzano tradizionalmente per avvolgere i neonati. Qui i bambini abbandonati nelle strade e nelle foreste hanno la possibilità di iniziare un percorso scolastico e vengono aiutati, grazie a una sviluppata rete di contatti con le parrocchie, a trovare famiglie disposte a prenderli in affido.

La presenza della Chiesa cattolica costituisce in molti casi, come abbiamo visto per la storia di Nita e della sua piccola nata con una malformazione, l’unica opportunità di sopravvivenza per questi piccoli non accettati dalle comunità d’appartenenza per la loro "diversità".

Un argine contro quella cultura dello scarto che in questo caso specifico continua a fare vittime a causa della persistenza di credenze ancestrali, ma che negli ultimi decenni si vorrebbe ulteriormente rivitalizzare in Africa attraverso quella che Francesco chiama “colonizzazione ideologica” e che passa mediante la promozione di pratiche contro la vita come, ad esempio, l’aborto selettivo.


di Nico Spuntoni

4 agosto 2019

FONTE: La nuova Bussola Quotidiana


E' tristissimo vedere come nel 21° Secolo, debbano esistere in certe parti del mondo culture e credenze così macabre che portano alla morte un gran numero di piccole creature innocenti. Ma, grazie al Cielo, esistono anche i missionari, queste anime "belle" che si occupano di salvare questi bambini da questi assurdi infanticidi, causa di una mentalità retrograda e nefasta.
Non si potrà mai ringraziare abbastanza l'opera dei missionari nel mondo, uomini e donne che dedicano tutta la loro vita a favore dei più poveri, degli indifesi, degli anziani, dei malati, dei bambini.... per Amore loro e a Gloria di Dio. Da parte mia, posso solamente dire, con tanta gratitudine e riconoscenza, il mio più sentito "Grazie".

Marco