domenica 26 maggio 2024

Maria fu l’incudine su cui lo Spirito Santo, tra le fiamme dell’Amore, forgiò l’umana natura con cui doveva identificarsi Cristo, il Verbo di Dio


Il Sacro Cuore diede un esempio ai bambini permettendo alla sua Vita Incarnata di essere formata dal Cuore Immacolato di Sua Madre. Nessun altro essere al mondo contribuì alla cura umana del Suo Sacro Cuore.
Maria fu l’incudine su cui lo Spirito Santo, tra le fiamme dell’Amore, forgiò l’umana natura con cui doveva identificarsi Cristo, il Verbo di Dio. Questi fu alimentato dal corpo e dal sangue di Lei, come una umana Eucaristia, per la vita del mondo. Quale vigna per il Suo vino, quale grano per il Suo pane! Maria di Nazareth, l’Immacolata, fu eletta da Dio per fornire la materia per quella Divina Eucaristia che, se l’uomo se ne nutre, lo condurrà alla Vita Eterna.
Mentre parenti e amici si affollavano intorno al Maestro per ricercare le somiglianze, trovarono che queste erano duplici: assomigliava anzitutto al Suo Padre Celeste, essendo effettivamente “lo splendore della Sua Gloria, e l’immagine della Sua Sostanza”, ma assomigliava anche a Sua Madre, perché, capovolgendo l’ordine dell’Eden, ora è l’uomo a procedere da una donna, e non la donna dall’uomo. Davvero la Madre contemplando il Bambino fra le Sue braccia può dire: “Questa volta Lui è carne dalla Mia carne e osso dalle Mie ossa”.
Tanto era sottomesso alle Sue cure, che la porta sbattuta sul viso di Lei a Betlemme sbatté anche sul viso di Lui. Come non ci fu posto per Lei nella locanda, così non ci fu posto neanche per Lui. Come Lei fu il ciborio prima che Lui nascesse, allo stesso modo fu anche il Suo ostensorio dopo Betlemme. A Lei toccò la grazia di esporre, nella cappella di una stalla, “il Santissimo Sacramento”, il Corpo, il Sangue e la Divinità di Gesù Cristo.
Lei lo pose sul trono della mangiatoia per esporlo all’adorazione dei Re Magi e dei pastori, agli occhi dei semplici e dei dotti.
Dalle mani di lei Lui ricevette i Suoi primi Doni che, come fanno tutte le madri, gli avrebbe tenuti in serbo per quando “fosse stato grande”. Non erano giochi, bensì oro, perché Lui era Re; incenso, perché era Maestro; ma il terzo era mirra amara per la Sua sepoltura, perché Lui era Sacerdote e Redentore.
Maria Immacolata accolse il dono della mirra, simbolo di morte, consapevole che, fin dalla culla, avrebbe dovuto contribuire a plasmarlo per la Croce e la Redenzione: per questo Lui era venuto.


Fulton J. Sheen, dal libro "Tre per sposarsi", edizioni Fede e Cultura


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