Nel 1698 avvenne la terribile eruzione del Vesuvio in Italia, accompagnata da un così violento terremoto che tutta la città di Ceretto fu atterrata e in breve fu ridotta a un mucchio di macerie. Un giovinetto di 14 anni fu sepolto sotto le rovine e visse per 13 giorni senza cibo, in quell'orribile sepolcro. Egli stesso scrisse la storia della sua liberazione che affermò, sotto giuramento, di essere la più esatta verità:
“ Verso le cinque del mattino mi trovavo con alcuni dei miei compagni non lontano dalla casa dei miei genitori, allorché sentimmo un forte terremoto accompagnato da una terribile scossa. Subito prendemmo la fuga ma in quel punto ci trovammo inghiottiti sotto le rovine. Tutti i miei amici persero la vita tranne uno solo che era disteso accanto a me e che, quantunque ferito gravemente, non rimase però morto. Io invece ero perfettamente intatto. Per tutto il tempo che il mio amico visse, ci consolammo a vicenda e pregammo ma come morì, il suo cadavere incominciò ad esalare un brutto odore che era insopportabile. Stretto com’ero in un piccolo spazio, la mia faccia poggiava su quel cadavere in putrefazione. Tuttavia io non persi un solo istante la mia presenza di spirito e mi rassegnai interamente alla volontà di Dio non cessando di chiedergli la mia liberazione. Il maggiore mio tormento era la sete che credevo di estinguere leccando una pietra. La mia situazione sarebbe stata più grave se il Signore non mi avesse mandato un sonno cosi profondo che 13 giorni della mia prigionia mi sembrarono essere durati appena tre giorni. Il tredicesimo giorno fu il più spaventoso. Io ero agli estremi e raccogliendo tutte le forze gridai aiuto. Chiamai i miei genitori per nome e, tutto ad un tratto, sentì un rumore sopra di me, gridai anche più forte e fui ascoltato. Dieci persone, a forza di scavare, mi tirarono fuori. Ero molto in profondità. Resi vive grazie a Dio di avermi scampato dalla morte in una maniera così miracolosa che tutt’ora per me è una prova certissima che io fui debitore della mia salvezza solo alla Provvidenza Divina ”.
Fonte: La Buona settimana (foglio periodico religioso popolare)
3 gennaio 1892
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