domenica 30 marzo 2025

La Carità è...


«La Carità è paziente», perché sopporta con serenità i torti ricevuti.

«E’ benigna», perché in cambio dei mali offre beni con larghezza.

«Non è invidiosa», perché nulla desidera in questo mondo, e quindi non sa invidiare i successi terreni.

«Non si vanta», perché non si esalta dei beni esteriori, mentre desidera ardentemente il premio di una ricompensa interiore.

«Non manca di rispetto», perché dilatandosi nel solo Amore di Dio e del prossimo, ignora tutto ciò che è contrario alla rettitudine.

«Non è ambiziosa», perché, occupandosi intensamente dei suoi beni interni, non sente affatto all’esterno il desiderio delle cose altrui.

«Non cerca il suo interesse», perché tutto quello che possiede in modo transitorio quaggiù lo trascura come fosse di altri, e non riconosce nulla di suo, se non quello che perdura con essa.

«Non si adira», perché, anche se provocata dalle ingiustizie, non si eccita ad alcun moto di vendetta, e attende maggiori ricompense future per i grandi travagli sostenuti.

«Non tiene conto del male ricevuto», perché rinsaldando l’anima nell’amore del bene, svelle dalle radici ogni forma di odio e non sa trattenere nell’anima ciò che macchia.

«Non gode dell’ingiustizia», perché, anelando unicamente all’amore verso tutti, non si compiace in alcun modo della rovina degli avversari.

«Ma si compiace della verità», perché, amando gli altri come se stessa, e vedendo in essi la rettitudine, si rallegra come di un profitto e progresso proprio.

Complessa e polivalente dunque è questa legge di Dio.


Dal «Commento al libro di Giobbe» di San Gregorio Magno, Papa


venerdì 28 marzo 2025

Anche nelle notte più oscure brilla una stella: Gesù!


Anche nelle notti più oscure brilla una stella. È la stella di Gesù, che viene a prendersi cura della nostra fragile umanità. Mettiamoci in cammino verso di Lui. Non diamo all’apatia e alla rassegnazione il potere di inchiodarci nella tristezza di una vita piatta.

Papa Francesco


lunedì 24 marzo 2025

Dimmi chi è il tuo nemico e ti dirò chi sei


Non è l’odio che è sbagliato: ma è odiare per il motivo sbagliato che è un errore. Non è la rabbia che è sbagliata: ma l’essere adirati con la cosa sbagliata che non va bene. Dimmi chi è il tuo nemico e ti dirò chi sei. Dimmi chi è l’oggetto del tuo odio, e io ti dirò com’è il tuo carattere.

Odi la religione? Allora ti rimorde la coscienza.
Odi i capitalisti? Allora sei un avaro, che brama le ricchezze.
Odi gli operai? Allora sei un egoista e uno snob.
Odi il peccato? Allora ami Dio.
Odi il tuo odio, il tuo egoismo, il tuo carattere avventato e la tua cattiveria? Allora sei un’anima buona, perché “Se uno viene a me… e non odia la sua vita, non può essere mio discepolo”. (Lc 14, 26).

Beato Fulton J. Sheen, da "Il Pianto del Cristo"


sabato 22 marzo 2025

Il Padre Nostro


Quale preghiera più soprannaturale può esserci di quella che ci è stata data da Cristo, dal quale in più ci è stata inviata dallo Spirito Santo? E quale preghiera più vera dinnanzi al Padre di quella che è uscita dalle labbra del Figlio?

San Cipriano


mercoledì 19 marzo 2025

San Giuseppe aiuta una famiglia ridotta alla fame


Il beato Bartolo Longo riferisce un bell'episodio di aiuto da parte di San Giuseppe ad una famiglia ridotta alla fame.

«Una povera vedova, madre di 5 figli, disse a loro un giorno: "Io non ho per oggi un tozzo di pane, né un pugno di farina, né un uovo. Andatevene con Dio e raccomandatevi a San Giuseppe che è tanto ricco".

Uno dei figlioletti, mentre va a scuola digiuno, passa nella chiesa e dice forte a San Giuseppe: "Tu che sei tanto ricco, non ci devi lasciar morire di fame. La mamma non ha un tozzo di pane, né un pugno di farina, né un uovo: aiutaci tu".

Dopo la scuola, il ragazzo torna a casa e con meraviglia dice alla madre: "Come mai questo bel pane? E la farina e le uova? Te le ha forse portate un angelo?... ".

No, no - dice la mamma -, ma la donna del sindaco ti ha sentito pregare in chiesa San Giuseppe ed ella è l'angelo che San Giuseppe ha mandato in nostro soccorso"».


Fonte: Gruppo Facebook "I Santi che ti aiutano"


lunedì 17 marzo 2025

«Per il Signore vale la pena lottare, soffrire e morire»


«Una cosa ho scoperto: che Dio è veramente l'unico incrollabile punto fermo della vita di ognuno di noi.
Sento come ora, nonostante il trambusto che c'è dentro, la Sua presenza doni tranquillità e fiducia, fiducia che non sono sola, che Lui mi ama comunque, anche con i miei limiti, e sento anche la necessità di risceglierlo ogni giorno come la cosa più importante per me, per la quale vale la pena di lottare, soffrire e morire».

Santa Scorese

Dal suo diario, 17 novembre 1987


mercoledì 12 marzo 2025

Pensare al Paradiso


Un giorno il padre raccontò che era apparsa un'anima defunta ad un'anima straordinaria, e disse: "Quanto soffro, che spasimo che ho, e il mio spasimo è questo: entrare presto in Paradiso, ma non posso entrare. Il mio desiderio è così ardente, questa grandissima sete, che debbo stare lontano dal Paradiso. Sono attratto potentissimamente, e non posso farlo. Sto scontando, perché nella mia vita quasi mai ho pensato al Paradiso".

Questo significa che noi dobbiamo pensare di tanto in tanto al Paradiso, cercando di evitare le mancanze volontarie, facendo delle buone opere. La vita passa in fretta e noi dobbiamo utilizzare bene il tempo che Dio ci dà.


Don Giuseppe Tomaselli


giovedì 6 marzo 2025

L'orribile fetore dei peccati


Alcuni Santi avevano il Dono di sentire il fetore e la puzza di putrefazione dei peccati mortali delle persone che gli si avvicinavano

Fu il caso, tra gli altri, di Santa Brigida di Svezia, che tali odori scomodavano fino al malessere,

e di San Filippo Neri che individuava, a naso, nel suo confessionale, le grosse colpe che i suoi penitenti romani omettevano di confessargli.

Così pure San Giovanni Bosco quando confessava i ragazzi dell’oratorio e assolveva i peccati di impurità aveva i conati di vomito.

E anche Padre Pio un giorno che aveva confessato tante persone in peccato mortale, quando finalmente venne un' anima pura per confessarsi esclamò... "Finalmente un po' di aria fresca"!!!

"E’ vero che, mentre che avete il tempo, vi potete levare dalla puzza del peccato col vero pentimento (S. Confessione) e ricorrere ai Miei ministri, i quali sono lavoratori che tengono le chiavi del vino, cioè del Sangue, uscito da questa vite".
(Gesù a Santa Caterina da Siena)

Affermava, a questo proposito, San Giovanni Crisostomo: "Se potessimo vedere l’avvilimento, la degradazione dell’anima di un lussurioso, preferiremmo un fetido sepolcro a un tale stato".

Viene riferito che Padre Pio, a volte, mentre camminava in mezzo alla gente, si fermava vicino a qualcuno e, con volto serio, diceva: Tu puzzi!.
Padre Pio parlava di chi vive nel peccato. Chi vive nel peccato grave non emana il profumo dello Spirito Santo, ma l’odore dello zolfo che è l’odore della presenza di satana.

DON BOSCO E L’INSOPPORTABILE FETORE DEI PECCATI

Un giorno, San Domenico Savio apparve in visione a Don Bosco e questi gli domandò: “I miei giovani sono tutti sulla buona via per salvarsi?".
"Essi – rispose Domenico —, si possono distinguere in tre classi. Vedi queste tre note?". E gliene porse una.
Don Bosco vide che portava scritto: "Invulnerati" (non feriti) e portava i nomi di chi aveva conservato l’innocenza. "Erano in gran numero – dice Don Bosco - io li vidi tutti e ne riconobbi molti. Camminavano diritti, benché fossero fatti bersaglio di saette e di colpi di spada".
Allora Savio gli diede la seconda nota, che portava scritto: "Vulnerati" (feriti): erano quelli che avevano peccato, ma poi si erano pentiti e confessati. Questi erano in numero maggiore dei primi.
Don Bosco lesse la nota e li vide tutti.
Domenico aveva ancora la terza nota, che portava scritto: "Lassati in via iniquitatis" (abbandonati sulla via dell'iniquità).
C’erano i nomi di quelli che si trovavano in disgrazia di Dio.
Don Bosco era impaziente di conoscerli e stese la mano, ma Domenico Savio lo trattenne dicendo che ne sarebbe uscito un fetore insopportabile.
Tuttavia alle insistenze di Don Bosco, gli diede anche la terza nota. Quindi si dileguò.
"Apersi la nota – racconta il Santo – e subito si sparse un odore così insopportabile che credetti di morire.
Non vidi alcun nome, ma in un colpo d’occhio mi furono dinanzi tutti gli individui scritti in quella nota, come se li vedessi in realtà. Tutti li vidi, e con amarezza. La maggior parte io li conoscevo.
Vidi molti che in mezzo ai compagni parevano buoni, alcuni anzi ottimi, ma non lo erano".

(Tratto dai sogni di Don Bosco)


Fonte: Gruppo Facebook "Don Giuseppe Tomaselli SdV"