Giovanni della Croce (poi futuro San Giovanni della Croce), sul letto di morte, ai suoi confratelli che gli stavano leggendo le preghiere dei moribondi, chiese che gli leggessero qualcosa di più "allegro" e domandò espressamente qualche versetto del Cantico dei Cantici, un bellissimo e travolgente poema d’Amore dell’Antico Testamento (che lui conosceva benissimo). Del resto non stava andando incontro all'Amore? E mentre quei versetti risuonavano nella cella, Giovanni, incantato, sospirò: “Che perle preziose!”.
Giovanni, ricevuta l'Estrema Unzione, prende in mano un crocifisso e gli bacia ripetutamente i piedi, pronunziando giaculatorie e versetti delle Sacre Scritture. Nel frattempo scoccano le dodici all'orologio della chiesa del Salvatore e frate Francesco esce dalla cella dell'infermo per suonare il Mattutino.
“Che cosa suona?” domanda Giovanni della Croce ai suoi confratelli, e quando gli dicono che sta suonando il Mattutino, come se gli avessero dato il segnale della "partenza", esclama con grande Gioia: “Gloria a Dio, che io andrò a cantarlo in Cielo”.
Giovanni guarda teneramente i presenti attorno al suo letto, come per salutarli, quindi accosta dolcemente alle sue labbra il crocifisso che tiene in mano e dice lentamente: “In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum” (Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito).
Senza né rantolii né contorsioni di alcun tipo, Giovanni spira dolcemente e rende la sua bella anima a quel Dio d'infinito Amore che in tutta la sua vita ha amato, predicato e cantato.
In questo modo, Giovanni della Croce, il 14 dicembre 1591 a Ubeda (Spagna), lascia questa vita all'età di 49 anni, mentre i presenti raccontano che la sua pelle bruna diviene bianca, trasparente e luminosa, come avvolta da una dolce luce, e il suo corpo, ricoperto di piaghe, comincia a effondere un soave profumo di rose.
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