sabato 28 giugno 2025

Un santo è.....


Un santo è un avaro che va riempiendosi di Dio a furia di vuotarsi di sé. 

Un santo è un povero che fa la sua fortuna svaligiando i forzieri di Dio. 

Un santo è un debole che si asserraglia in Dio e in Lui costruisce la sua fortezza.  

Un santo è un imbecille del mondo, stulta mundi, che si istruisce e si laurea con la sapienza di Dio. 

Un santo è un ribelle che lega se stesso con le catene della libertà di Dio. 

Un santo è un miserabile che lava la sua sporcizia nella misericordia di Dio. 

Un santo è un paria della terra che costruisce in Dio la sua casa, la sua città e la sua patria. 

Un santo è un codardo che diventa audace e coraggioso facendosi scudo della potenza di Dio. 

Un santo è un pusillanime che cresce e ingigantisce con la magnificenza di Dio. 

Un santo è un ambizioso di tale statura da soddisfarsi soltanto possedendo razioni sempre più grandi di Dio.

Un santo è un uomo che prende tutto da Dio: un ladro che ruba a Dio anche l'Amore con cui può amarlo.


San Josemaría Escrivá de Balaguer (1902 – 1975), presbitero spagnolo, fondatore dell'Opus Dei


martedì 24 giugno 2025

“Preparate la via del Signore!”


Dio ha chiamato Giovanni il Battista già nel grembo materno perché divenisse “la voce di uno che grida nel deserto” e preparasse quindi la via a suo Figlio.
In modo molto simile, Dio ha posto la Sua mano anche su ciascuno di noi. Per ciascuno di noi ha una chiamata particolare, a ciascuno di noi viene affidato un compito pensato da Lui per noi. In ciascuna chiamata, che può giungerci nel modo più diverso, si avverte quella Voce Divina, che allora parlò attraverso Giovanni: “Preparate la via del Signore!”.

San Giovanni Paolo II, dall'omelia del 24 giugno 1988


venerdì 20 giugno 2025

Vuoi onorare il Corpo di Cristo? Adorna il tempio, ma prima ancora, soccorri i poveri


Vuoi onorare il Corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle Sue membra, cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità.
Colui che ha detto: «Questo è il Mio Corpo», confermando il fatto con la parola, ha detto anche: «Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare» (Cf Mt 25, 42), e: «Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli tra questi, non l’avete fatto neppure a Me» (Cf Mt 25, 45).
Il corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura.

Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come Egli vuole. Infatti l’onore più gradito che possiamo rendere a Colui che vogliamo venerare è quello che Lui stesso vuole, non quello escogitato da noi.
Anche Pietro credeva di onorarlo impedendo a Lui di lavargli i piedi. Questo non era onore, ma vera scortesia. Così anche tu rendigli quell’onore che Egli ha comandato, fa' che i poveri beneficino delle tue ricchezze. Dio non ha bisogno di vasi d’oro, ma di anime d’oro.

Con questo non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro di elargire, con questi e prima di questi, l’elemosina. Dio infatti accetta i doni alla Sua casa terrena, ma gradisce molto di più il soccorso dato ai poveri.

Nel primo caso ne ricava vantaggio solo chi offre, nel secondo invece anche chi riceve. Là il dono potrebbe essere occasione di ostentazione; qui invece è elemosina e amore.
Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l’affamato, e solo in seguito orna l’altare con quello che rimane. Gli offrirai un calice d’oro e non gli darai un bicchiere d’acqua? Che bisogno c’è di adornare con veli d’oro il Suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? Che guadagno ne ricava Egli? Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d’oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe o piuttosto non si infurierebbe contro di te? E se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce?

Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell’edificio Sacro. Attacchi catene d’argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando Lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello.
Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò mentre adorni l’ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio vivo più prezioso di quello.


San Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo (50, 3-4; PG 58, 508-509)



sabato 14 giugno 2025

Penitenza per riparare le orribili bestemmie


Passando da Somasca a Vercurago, paesi vicino a Lecco, San Girolamo Emiliani è attirato dalle urla di due uomini, che stavano litigando. Ed erano fratelli! La loro collera non si sfogava soltanto in imprecazioni ed ingiurie, sembravano trovar sollievo bestemmiando orrendamente contro Dio e la Santa Vergine.

Disgustato, Girolamo si ferma e grida: “Ah! Cattivi cristiani, avete tanto ricevuto da Dio, come potete fargli così grande oltraggio?”.
Ma quei due miserabili continuavano a vomitare le loro orribili bestemmie.

Allora il santo si prostra a terra, raccoglie fango a piene mani e si mette a masticarlo. I fratelli si fermano stupiti e dicono: “Padre, voi siete matto!”.
Il santo dà loro una spiegazione: “Faccio penitenza! Non cesserò di castigare la mia bocca, mangiando questa immondizia, finché non smetterete di offendere Dio con le vostre parole d’inferno!”.

La lotta finisce. I fratelli si riconciliano. Accompagnano il santo al suo rifugio, dove tanti bambini orfani l’attendono.


Fonte: Gruppo Facebook "La scala per il Paradiso"


martedì 10 giugno 2025

La preghiera è l'effusione del nostro cuore in quello di Dio


La preghiera è l'effusione del nostro cuore in quello di Dio. Quando essa è fatta bene, commuove il Cuore Divino e lo invita sempre più ad esaudirci. Cerchiamo di effondere tutto l'animo nostro quando ci mettiamo a pregare Iddio.

San Pio da Pietrelcina


Ciascuno è ciò che ama


Ciascuno è ciò che ama. L’amore si tramuta a somiglianza di ciò che ama. Se ama il Paradiso, diventa celestiale; se ama il carnale fino a divinizzarlo, diventa corruttibile.

Il genere della nostra immortalità dipende dal genere dei nostri amori. Per dirla negativamente, chi vi dice ciò che egli non ama, vi dice anche ciò che egli è. Amor pondus meum: «L’amore è la mia gravitazione», disse Sant’Agostino.
Questa lenta conversione di un soggetto in un oggetto, di un amante nel beneamato, del misero nel suo oro, del santo nel suo Dio, rivela l’importanza di amare le cose legittime.

Quanto più nobili sono i nostri amori, tanto più nobile è il nostro carattere. Amare ciò che è inferiore all’umano è degradazione; amare l’umano per l’umano, è mediocrità; amare l’umano per il Divino, è arricchimento di sé; amare il Divino per ciò che è, è Santità.


Beato Fulton J. Sheen, da "Tre per sposarsi", edizioni Fede e Cultura


giovedì 5 giugno 2025

Il Signore corregge colui che ama


Sembra un paradosso che tra la creatura e il Creatore ci sia quasi come legame la Croce, eppure è così, perché nel mortale cammino solo la Croce elimina la piccolezza umana, rende la creatura capace di essere inondata di Grazie e la eleva fino alla contemplazione di Dio... abbiamo bisogno di una continua pressione per tenere nei limiti le nostre potenze e questa pressione è il dolore.

L'anima dopo una dura tribolazione nella quale credeva di essersi vinta, ritrova in sé con sorpresa gli stessi difetti appena la pressione dolorosa si rallenta; l'orgoglio si risolleva, e così l'ira, l'egoismo, la gola, la pigrizia, l'impurità e tutti gli altri vizi. Perciò finché non è vinto questo stato di elasticità mentale, è necessario che gravi su di noi la mano di Dio con le prove e i castighi. Il Signore non grava con questa Amorosa oppressione le anime separate da Lui; esse magari sono tormentate da satana, ma non ricevono il dono della tribolazione placida e purificatrice, perché la loro coscienza è irrigidita dal male.

Chi ha un po' di pratica nelle vie spirituali, sa a quali altezze porta la Croce, e come fiorisce lo spirito sotto il peso del dolore... Il Signore corregge colui che ama, perché lo rende pieno di Grazia, e rendendolo più bello spiritualmente, si compiace di lui come un padre si compiace del figliolo. È condannata la proposizione che attribuisce ai peccati tutte le pene dei giusti, poiché spesso il Signore le manda o le permette nella loro vita per renderli più grandi... Ora è segno di Amore da parte di Dio il correggerci, perché in tal modo Egli ci risana, ci arricchisce, ci eleva e ci rende degni di conseguire l'Eterno Premio.


Sacerdote Dolindo Ruotolo, Commento al Libro dei Proverbi