Un pittore milanese dei tempi di San Carlo Borromeo aveva ritratto la morte dandole l’aspetto di uno scheletro orribile, sghignazzante, con una gran falce in mano. Ma il Santo: “No! No! - disse vivacemente. - Via questo mostro! La morte è un angelo di Dio, che ha in mano una chiave d’oro, per aprire la porta del Paradiso!”.
Effettivamente, la morte cristiana è la fine dell’esilio e del pianto, la fine del peccato e il principio della Vera Vita: “Io nella tomba troverò la culla” canta Giacomo Zanella nella celebre lirica "La veglia".
E San Francesco d’Assisi non ha esitato a dare alla morte un appellativo d’amore, chiamandola "sorella": “Laudato sii, mio Signore, per sora nostra morte corporale”.
E San Francesco d’Assisi non ha esitato a dare alla morte un appellativo d’amore, chiamandola "sorella": “Laudato sii, mio Signore, per sora nostra morte corporale”.
dalla rivista Papa Giovanni
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