giovedì 30 maggio 2024

La sua anima volò in Cielo in forma di bellissima colomba


Il padre Bovio racconta che una donna di malaffare, chiamata Elena, entrata in una chiesa, udì per caso una predica sul Rosario. Uscì e ne comprò uno, ma lo portava nascosto per non farlo vedere. Cominciò poi a recitarlo, ma dapprima senza devozione. La Santa Vergine le fece tuttavia gustare tali consolazioni e tali dolcezze in questa pratica, che non si stancava mai di dire il Rosario. Così arrivò a concepire un tale orrore per la sua cattiva condotta che, non trovando pace, fu come costretta ad andare a confessarsi, e lo fece con tale contrizione, che il confessore ne fu stupito.
Fatta la confessione, andò a inginocchiarsi davanti a un altare di Maria per ringraziare la sua Avvocata e, mentre recitava il Rosario, udì la voce della Divina Madre che da quell’immagine le diceva: «Elena, hai molto offeso Dio e Me. Da oggi in poi cambia vita e ti concederò in abbondanza la Mia Grazia».
Tutta confusa, la povera peccatrice rispose:
«Vergine Santa, è vero che finora sono stata una sciagurata, ma tu che tutto puoi, aiutami. Io mi dono a Te e voglio impiegare il resto dei miei giorni a far penitenza dei miei peccati».
Aiutata da Maria, Elena distribuì tutti i suoi averi ai poveri e si diede a una vita di rigorosa penitenza. Era tormentata da terribili tentazioni, ma si raccomandava incessantemente alla Madre di Dio e così ne usciva sempre vittoriosa. Arrivò ad avere molte Grazie anche soprannaturali, visioni, rivelazioni, profezie. Infine, dopo averla avvertita qualche giorno prima della sua morte ormai prossima, la Vergine con suo Figlio venne a visitarla e, quando la peccatrice morì, fu vista la sua anima volare verso il Cielo in forma di bellissima colomba.


Sant’Alfonso Maria de Liguori

Fonte: La Scala per il Paradiso


domenica 26 maggio 2024

Maria fu l’incudine su cui lo Spirito Santo, tra le fiamme dell’Amore, forgiò l’umana natura con cui doveva identificarsi Cristo, il Verbo di Dio


Il Sacro Cuore diede un esempio ai bambini permettendo alla sua Vita Incarnata di essere formata dal Cuore Immacolato di Sua Madre. Nessun altro essere al mondo contribuì alla cura umana del Suo Sacro Cuore.
Maria fu l’incudine su cui lo Spirito Santo, tra le fiamme dell’Amore, forgiò l’umana natura con cui doveva identificarsi Cristo, il Verbo di Dio. Questi fu alimentato dal corpo e dal sangue di Lei, come una umana Eucaristia, per la vita del mondo. Quale vigna per il Suo vino, quale grano per il Suo pane! Maria di Nazareth, l’Immacolata, fu eletta da Dio per fornire la materia per quella Divina Eucaristia che, se l’uomo se ne nutre, lo condurrà alla Vita Eterna.
Mentre parenti e amici si affollavano intorno al Maestro per ricercare le somiglianze, trovarono che queste erano duplici: assomigliava anzitutto al Suo Padre Celeste, essendo effettivamente “lo splendore della Sua Gloria, e l’immagine della Sua Sostanza”, ma assomigliava anche a Sua Madre, perché, capovolgendo l’ordine dell’Eden, ora è l’uomo a procedere da una donna, e non la donna dall’uomo. Davvero la Madre contemplando il Bambino fra le Sue braccia può dire: “Questa volta Lui è carne dalla Mia carne e osso dalle Mie ossa”.
Tanto era sottomesso alle Sue cure, che la porta sbattuta sul viso di Lei a Betlemme sbatté anche sul viso di Lui. Come non ci fu posto per Lei nella locanda, così non ci fu posto neanche per Lui. Come Lei fu il ciborio prima che Lui nascesse, allo stesso modo fu anche il Suo ostensorio dopo Betlemme. A Lei toccò la grazia di esporre, nella cappella di una stalla, “il Santissimo Sacramento”, il Corpo, il Sangue e la Divinità di Gesù Cristo.
Lei lo pose sul trono della mangiatoia per esporlo all’adorazione dei Re Magi e dei pastori, agli occhi dei semplici e dei dotti.
Dalle mani di lei Lui ricevette i Suoi primi Doni che, come fanno tutte le madri, gli avrebbe tenuti in serbo per quando “fosse stato grande”. Non erano giochi, bensì oro, perché Lui era Re; incenso, perché era Maestro; ma il terzo era mirra amara per la Sua sepoltura, perché Lui era Sacerdote e Redentore.
Maria Immacolata accolse il dono della mirra, simbolo di morte, consapevole che, fin dalla culla, avrebbe dovuto contribuire a plasmarlo per la Croce e la Redenzione: per questo Lui era venuto.


Fulton J. Sheen, dal libro "Tre per sposarsi", edizioni Fede e Cultura


giovedì 23 maggio 2024

Non c'è una vera Conversione a Dio se non c'è una vera Conversione al prossimo


Noi diamo per scontato di essere del Signore, quando in realtà nel nostro cuore, non c'è soltanto il Signore, ma c'è posto per tutti. Una Conversione sincera al Signore, significa il taglio completo con il peccato, la Conversione sincera a Dio comporta la Conversione al fratello, non più invidia, gelosia, non contrasto, non contesa e soprattutto sincerità di cuore, apertura di cuore, amore vicendevole senza gelosie e senza ipocrisie e tutto questo non è scontato per noi, anzi possiamo dire che, non c'è una vera Conversione a Dio se non c'è una vera Conversione al prossimo.


Padre Matteo La Grua


domenica 19 maggio 2024

Le caramelle di Padre Pio

1) Racconto di una devota di Padre Pio

"Era tanto tempo che non andavo dal Padre, e mi assillava il pensiero che egli si fosse dimenticato di me.
Una mattina, dopo aver affidato, come sempre, la mia bambina alla sua protezione, andai a Messa.
Al ritorno trovai la piccola che stava mangiando una caramella.
Sorpresa, le chiesi chi mai le avesse dato la «chicca», come la chiamava lei, ed ella mi mostrò giuliva il ritratto del Padre che troneggiava sul box in cui mettevo la piccola durante le mie brevi assenze.
Non diedi peso all’episodio e mi passò di mente.

Dopo qualche tempo, non riuscendo a togliermi dalla testa che il Padre si fosse dimenticato di me, potei finalmente andare a trovarlo. Appena dopo la Confessione, quando andai a baciargli la mano, mi disse ridendo: «… la volevi tu pure, “la chicca”?».

2) Racconto di Mary Pyle, figlia spirituale carissima del Padre

Un bambino, figlio di un vigile urbano, invano desiderava da tanto tempo un trenino elettrico.
Sotto l’Epifania il bambino, rivolgendosi al ritratto di Padre Pio appeso alla parete, gli fa una proposta.
«Senti, Padre Pio, se mi fai avere un trenino elettrico, io ti porto un pacco di caramelle».

Il giorno dell’Epifania, il bambino, tra i doni del babbo, trovò un trenino elettrico.
Trascorso qualche tempo, il bambino fu condotto dalla zia – devota di Padre Pio – a San Giovanni Rotondo.
Padre Pio, paterno e sorridente, dandogli un buffetto sulla guancia, gli fa: «E le caramelle, me le hai portate?».


Fonte: Settimanale di Padre Pio


martedì 14 maggio 2024

Giovanni Paolo II e il Santo Rosario


Chi ha vissuto gli anni del Pontificato di Giovanni Paolo II sa bene quanto questo Papa fosse teneramente legato alla Vergine SS., tanto che ha voluto che il suo stemma contenesse il suo rapporto privilegiato con la Madre Celeste, scrivendo “Totus tuus”. Ed era un grande estimatore del Santo Rosario, che cercava di promuovere tra la gente in ogni modo possibile.
A questo proposito, nella lettera apostolica Rosarium Virgins Mariae del 2002 scrive lui stesso:

Ventiquattro anni fa, il 29 ottobre 1978, ad appena due settimane dall'elezione alla Sede di Pietro, quasi aprendo il mio animo così mi esprimevo:
«Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. [...] Si può dire che il Rosario è, in un certo modo, un commento-preghiera dell'ultimo capitolo della Costituzione Lumen gentium del Vaticano II, capitolo che tratta della mirabile presenza della Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa. Difatti, sullo sfondo delle parole Ave Maria passano davanti agli occhi dell'anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo. Essi si compongono nell'insieme dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, e ci mettono in comunione viva con Gesù attraverso – potremmo dire – il Cuore della sua Madre. Nello stesso tempo il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell'individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell'umanità. Vicende personali e vicende del prossimo e, in modo particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana».
Con queste parole, miei cari fratelli e sorelle, immettevo nel ritmo quotidiano del Rosario il mio primo anno di Pontificato
”.


sabato 11 maggio 2024

“Solo Dio basta!”


“Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta!
Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di Lui e vivrai in una grande pace”.

Santa Teresa d'Avila


giovedì 9 maggio 2024

Abbi il coraggio!


Abbi il coraggio di osare con Dio!
Provaci!
Non aver paura di Lui!
Abbi il coraggio di rischiare con la fede!
Abbi il coraggio di rischiare con la bontà!
Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro!
Compromettiti con Dio,
allora vedrai che proprio la tua vita diventa ampia ed illuminata,
non noiosa ma piena di infinite sorprese,
perché la Bontà infinita di Dio
non si esaurisce mai.

Papa Benedetto XVI


domenica 5 maggio 2024

“Ho sete di voi. Datemi da bere!”


Gesù alla Sua anima prediletta Gabrielle Bossis:

“ Com'è forte un desiderio Divino! Supera ogni tuo concetto. Fammi l’onore di ammetterlo. Ho sete di voi, capite? Datemi da bere.
Il buon ladrone ha compreso l’amore e ha mandato un grido di dolore. Pochi istanti dopo si riposava sul Mio Cuore. L’Amore chiama l’amore.
Rispondimi. Ho sete di te. Che cosa ti impedisce di venire? I tuoi peccati ripetuti? Le tue infedeltà? Le distrazioni? Le dimenticanze? Le memorie peccaminose? M’incarico Io di tutto. Raccolgo le miserie e le cambio in gioielli preziosi. Dammi tutto: vuoi dire che rimane ancora qualcosa in te che non appartiene già a Me?
Ho sete. Ho solo quello che Mi date. Non prendo nulla.

Io busso alla porta. Credi, vero, che Io non ho bisogno delle Mie creature? Tuttavia il Mio Amore di Dio ha bisogno del vostro amore. È sempre stato così. Ti ricordi il Mio "Ho sete"? Ho sempre sete. Se tu conoscessi questa sete, più ardente della sete degli uomini. ”

Fonte: LUI e io – Diario di Gabrielle Bossis


venerdì 3 maggio 2024

Il mantello di Santa Caterina


Una volta, Santa Caterina da Siena, da una finestrella vide un mendicante steso all'angolo della via. Mentre recitava le preghiere, l'immagine di quel poveretto esposto al freddo, non la lasciò un istante. Infine, non potendo più resistere, corse in cucina a prendere del pane per deporlo presso il dormiente.
Lo trovò invece sveglio e parecchio infreddolito. "Non avresti qualcosa per coprirmi?" chiese. Per tutta risposta Caterina si tolse il mantello nero della penitenza e glielo diede, rammaricandosi di non poter dargli anche le vesti, per via della gente.
Alla notte seguente Gesù le comparve in visione dicendole, compiaciuto: "Figlia Mia, oggi hai coperto la Mia nudità: Per questo Io, ora, ti rivesto del mantello d'oro della Carità".
D'allora in poi Caterina non soffrì mai più il freddo e anche nel più crudo inverno "poteva andare in giro vestita di leggero". Il calore della Grazia la riparava sempre.